Il Silenzio

Nella società attuale, priva di ogni valore, dove si privilegia l'aspetto esteriore a scapito di quello interiore, il mondo fisico rispetto a quello metafisico, in un continuo fuggire da se stessi, in una progressiva disumanizzazione, come può l'uomo proiettato a vivere sempre fuori di sé ritrovare se stesso?
Proprio questa perdita dell'identità, è una delle cause più importanti dello smarrimento dell'uomo contemporaneo. Di qui la ricerca del sé, spesso smodata, per recuperare un identità perduta, può portare a un narcisistico culto del sé, con rispettivo individualismo e isolamento. Forse si è detto e fatto troppo a riguardo,
...e se la risposta fosse proprio nel silenzio?
Il silenzio, questo dimenticato della società dei rumori.
Il rumore è ovunque, fuori di noi e dentro noi. C'è un abuso smodato di musica,
di tv, che minaccia l'intimità dell'essere umano. Se andiamo fuori città, in montagna o in un posto tranquillo, non possiamo non accorgerci della presenza maestosa del silenzio; come fosse una cosa ormai estranea a noi, innaturale, che ci meraviglia.
C'è quasi una paura del silenzio, perché infondo il rumore ci protegge da pesanti riflessioni e ci infonde un senso di sicurezza.
C'è un silenzio interiore e uno esteriore, un silenzio caratteriale, timidezza imbarazzo, paura. Ci sono silenzi che significano “non c'è più niente da dire” e altri dove il tutto resta ancora da dire,silenzi da noia, da angoscia.
Il silenzio non è qualcosa che non dice nulla, ma ha sempre una valenza comunicativa. Non riusciamo più a vivere il silenzio, ma lo uccidiamo continuamente, accendendo la radio o la tv, perché ci crea disagio. Chi ha paura del silenzio, ha paura di pensare.
Nel Silenzio l'uomo ascolta se stesso, ogni ascolto viene in un contesto di silenzio, che sottolinea cosa c'è da ascoltare. Nell'ascolto di noi stessi troviamo il nostro io.
Questa perdita del silenzio, dell'ascolto di noi stessi, si diffonde anche fuori di noi, su gli altri, generando incomprensione e incomunicabilità nei rapporti umani.
Da qui la crisi della parola, intimamente connessa al silenzio, in quanto questa nasce dal silenzio ed è unita alla sua pienezza.
L'uno è il rovescio dell'altra. La parola ci rimanda al pensiero, dove questa trova la sua origine concettuale, il silenzio fa da sfondo, essendo al tempo stesso lo spazio sorgivo della parola.
Il silenzio sopravvive senza parola, anche se muto, la parola invece non sopravvive e non ha profondità senza silenzio. L'oblio del silenzio diventa allora oblio dell'ascolto. Quando si parla infatti, il più delle volte non si è ascoltati, udire non è la stessa cosa che ascoltare. Ognuno non aspetta altro che il suo turno per scaricare le parole che gli frullano per la mente, siamo murati nei nostri monologhi, non avendo silenzio ed ascolto di noi stessi come possiamo averlo per gli altri?
L'ascolto non è solo un attività esteriore, ma un atto interiore, che prevede una partecipazione affettiva ed effettiva, presenza, coscienza, volontà, impegno, silenzio.
L'ascolto
Per ascoltare l'altro è necessario far cadere un pregiudizio in noi. Cataloghiamo la persona che ci parla, pur tacendo parliamo a noi stessi di quella persona, così facendo non la incontriamo, non l'accettiamo, non ci immedesimiamo in lei. Per questo occorre un silenzio interiore, la morte dell'ego. L'evangelico Rinnegare se stessi, affinché il dialogare sia un autentico esodo, dove mi spoglio dell' io andando incontro al tu; non da un uomo a un'altro uomo, bensì dal silenzio dell'uno al silenzio dell'altro.
Per far si che ciò avvenga è necessaria una simmetria del rapporto, così che dall'incontro nasca un noi.
Il nostro silenzio non deve essere quindi un silenzio che tace, ma un silenzio attivo, che si pone in ascolto dell'altro, in un azione di comprensione e amore.
Lasciare ogni difesa e permettere che il nostro essere sia rimodellato dall'informazione che viene dall'altro, accettando anche di perdere noi stessi, così che non sia solo lo scambio fra due coscienze, ma la costruzione di un mondo nuovo.
Questo ci apre alla comunione, come caratteristica antropologica fondamentale dell'essere umano, e alla comunità, poiché l'uomo per sua natura è portato a vivere insieme con gli altri.
Il futuro dell' umanità dipende da questo. Il trionfo della persona sull'individuo,
L'uomo, come persona e individuo, riafferra la sua libertà quando accede alla vita comune.
La comunità come realizzazione di se, nella comunione e condivisione, in quanto l'essere umano è dialogo, ancora prima di fare dialogo, e lo attua come un essere che vive in relazione di comunione con gli altri.
Proprio questa perdita dell'identità, è una delle cause più importanti dello smarrimento dell'uomo contemporaneo. Di qui la ricerca del sé, spesso smodata, per recuperare un identità perduta, può portare a un narcisistico culto del sé, con rispettivo individualismo e isolamento. Forse si è detto e fatto troppo a riguardo,
...e se la risposta fosse proprio nel silenzio?
Il silenzio, questo dimenticato della società dei rumori.
Il rumore è ovunque, fuori di noi e dentro noi. C'è un abuso smodato di musica,
di tv, che minaccia l'intimità dell'essere umano. Se andiamo fuori città, in montagna o in un posto tranquillo, non possiamo non accorgerci della presenza maestosa del silenzio; come fosse una cosa ormai estranea a noi, innaturale, che ci meraviglia.
C'è quasi una paura del silenzio, perché infondo il rumore ci protegge da pesanti riflessioni e ci infonde un senso di sicurezza.
C'è un silenzio interiore e uno esteriore, un silenzio caratteriale, timidezza imbarazzo, paura. Ci sono silenzi che significano “non c'è più niente da dire” e altri dove il tutto resta ancora da dire,silenzi da noia, da angoscia.
Il silenzio non è qualcosa che non dice nulla, ma ha sempre una valenza comunicativa. Non riusciamo più a vivere il silenzio, ma lo uccidiamo continuamente, accendendo la radio o la tv, perché ci crea disagio. Chi ha paura del silenzio, ha paura di pensare.
Nel Silenzio l'uomo ascolta se stesso, ogni ascolto viene in un contesto di silenzio, che sottolinea cosa c'è da ascoltare. Nell'ascolto di noi stessi troviamo il nostro io.
Questa perdita del silenzio, dell'ascolto di noi stessi, si diffonde anche fuori di noi, su gli altri, generando incomprensione e incomunicabilità nei rapporti umani.
Da qui la crisi della parola, intimamente connessa al silenzio, in quanto questa nasce dal silenzio ed è unita alla sua pienezza.
L'uno è il rovescio dell'altra. La parola ci rimanda al pensiero, dove questa trova la sua origine concettuale, il silenzio fa da sfondo, essendo al tempo stesso lo spazio sorgivo della parola.
Il silenzio sopravvive senza parola, anche se muto, la parola invece non sopravvive e non ha profondità senza silenzio. L'oblio del silenzio diventa allora oblio dell'ascolto. Quando si parla infatti, il più delle volte non si è ascoltati, udire non è la stessa cosa che ascoltare. Ognuno non aspetta altro che il suo turno per scaricare le parole che gli frullano per la mente, siamo murati nei nostri monologhi, non avendo silenzio ed ascolto di noi stessi come possiamo averlo per gli altri?
L'ascolto non è solo un attività esteriore, ma un atto interiore, che prevede una partecipazione affettiva ed effettiva, presenza, coscienza, volontà, impegno, silenzio.
L'ascolto
Per ascoltare l'altro è necessario far cadere un pregiudizio in noi. Cataloghiamo la persona che ci parla, pur tacendo parliamo a noi stessi di quella persona, così facendo non la incontriamo, non l'accettiamo, non ci immedesimiamo in lei. Per questo occorre un silenzio interiore, la morte dell'ego. L'evangelico Rinnegare se stessi, affinché il dialogare sia un autentico esodo, dove mi spoglio dell' io andando incontro al tu; non da un uomo a un'altro uomo, bensì dal silenzio dell'uno al silenzio dell'altro.
Per far si che ciò avvenga è necessaria una simmetria del rapporto, così che dall'incontro nasca un noi.
Il nostro silenzio non deve essere quindi un silenzio che tace, ma un silenzio attivo, che si pone in ascolto dell'altro, in un azione di comprensione e amore.
Lasciare ogni difesa e permettere che il nostro essere sia rimodellato dall'informazione che viene dall'altro, accettando anche di perdere noi stessi, così che non sia solo lo scambio fra due coscienze, ma la costruzione di un mondo nuovo.
Questo ci apre alla comunione, come caratteristica antropologica fondamentale dell'essere umano, e alla comunità, poiché l'uomo per sua natura è portato a vivere insieme con gli altri.
Il futuro dell' umanità dipende da questo. Il trionfo della persona sull'individuo,
L'uomo, come persona e individuo, riafferra la sua libertà quando accede alla vita comune.
La comunità come realizzazione di se, nella comunione e condivisione, in quanto l'essere umano è dialogo, ancora prima di fare dialogo, e lo attua come un essere che vive in relazione di comunione con gli altri.