Il vangelo secondo Dante
Il 30 aprile 1921, nell'enciclica "Praeclara summorum", Benedetto XV esorta ad ammirare Dante Alighieri e la sua Commedia. Sublime punto d'incontro tra fede e poesia. Un compendio del catechismo in versi che qualcuno innalza addirittura a V vangelo. (niente di canonico ovviamente). “Dante è nostro”, gridava Paolo VI rivendicando l'appartenenza dell'Alighieri alla fede cattolica. Come dargli torto. La teologia medioevale si mischia alla poesia, lastricando il sentiero di parole, suoni e cadenze che fanno della Commedia un percorso, oserei dire un vero e proprio pellegrinaggio interiore che va a scovare l'uomo nel suo smarrimento esistenziale. In quel "Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura", Dante comincia un viaggio nell'animo umano, portandosi dietro l'umanità intera. Dal disordine alla saggezza, dal peccato alla santità, dalla miseria alla felicità, dalla contemplazione terrificante dell'Inferno a quella beatificante del Paradiso. |
Vuolsi così colà dove si puote
Le tre cantiche più che luoghi rappresentano tre stati interni all'uomo.
Il viaggio del poeta non va in orizzontale ma in verticale, dentro se stesso.
Dante capisce che per giungere in Paradiso occorre passare per l'Inferno.
Non c'è cammino di purificazione che non contempli l'affrontare i propri demoni.
Qualcuno dall'alto ha permesso questo. Lo duca suo, Virgilio, rappresenta la ragione illuminata dalla fede, che lo rassicura, lo conforta e gli indica la rotta attraverso le sofferenza eterne che per grazia divina lasceranno loro il passo.
Un viaggio fantasioso nella realtà dell'uomo
Se esiste una felicità, una possibilità di bene, deve essere necessariamente qualcosa di grande, sul vivere le realtà della vita. Gli aspetti esistenziali su cui verte la vita dell'uomo, dove è sperimentabile questa felicità sono: il destino (chi tiene su il tutto? Cosa fa essere le cose ciò che sono?) la relazione (con se e con gli altri) lo scopo (la vita può realmente avere un senso?). Altezza, lunghezza, profondità, le tre dimensioni dell'essere: identità, vocazione, missione, o se preferite conoscere, amare, servire. Questa è l'impalcatura che regge l'opera Dantesca.
Il peccato come tradimento di noi stessi
Il poeta nella selva tenebrosa capisce di aver smarrito la strada verso la salvezza e cerca di lottare contro l’oscurità del peccato per raggiungere la redenzione della propria anima; ma Dante perde la speranza di salvarsi quando la sua strada sarà ostacolata da tre fiere:
una lonza, un leone e una lupa. Ovvero, Lussuria, superbia, cupidigia. La sintesi di tutti i peccati, il tradimento di noi stessi e dei precetti religiosi che costituiscono la morale cristiana vissuta in castità, povertà, obbedienza.
Dante poeta del desiderio
Il buon Franco Nembrini nelle sue lezioni rilegge tutta l'opera dantesca alla luce del desiderio, che può essere definito come la pasta di cui è fatto l’uomo. Eppure, nessuna delle cose che egli cerca è in grado di soddisfarlo, poichè egli tende all'infinito.
De Lubac affermava: “L'uomo è stato fatto da Dio e per Dio. Il desiderio di felicità Dio l'ha messo nel cuore dell'uomo per attirarlo a se, perchè Egli solo lo può colmare.“
Conclusione
La Divina Commedia è un inno alla bellezza del percorso esistenziale che ogni uomo deve compiere. Come un novello cireneo, il poeta ci si fa moralmente compagno di strada verso il fine ultimo dell'esistenza, quell' amore che move il sole e le altre stelle.
Le tre cantiche più che luoghi rappresentano tre stati interni all'uomo.
Il viaggio del poeta non va in orizzontale ma in verticale, dentro se stesso.
Dante capisce che per giungere in Paradiso occorre passare per l'Inferno.
Non c'è cammino di purificazione che non contempli l'affrontare i propri demoni.
Qualcuno dall'alto ha permesso questo. Lo duca suo, Virgilio, rappresenta la ragione illuminata dalla fede, che lo rassicura, lo conforta e gli indica la rotta attraverso le sofferenza eterne che per grazia divina lasceranno loro il passo.
Un viaggio fantasioso nella realtà dell'uomo
Se esiste una felicità, una possibilità di bene, deve essere necessariamente qualcosa di grande, sul vivere le realtà della vita. Gli aspetti esistenziali su cui verte la vita dell'uomo, dove è sperimentabile questa felicità sono: il destino (chi tiene su il tutto? Cosa fa essere le cose ciò che sono?) la relazione (con se e con gli altri) lo scopo (la vita può realmente avere un senso?). Altezza, lunghezza, profondità, le tre dimensioni dell'essere: identità, vocazione, missione, o se preferite conoscere, amare, servire. Questa è l'impalcatura che regge l'opera Dantesca.
Il peccato come tradimento di noi stessi
Il poeta nella selva tenebrosa capisce di aver smarrito la strada verso la salvezza e cerca di lottare contro l’oscurità del peccato per raggiungere la redenzione della propria anima; ma Dante perde la speranza di salvarsi quando la sua strada sarà ostacolata da tre fiere:
una lonza, un leone e una lupa. Ovvero, Lussuria, superbia, cupidigia. La sintesi di tutti i peccati, il tradimento di noi stessi e dei precetti religiosi che costituiscono la morale cristiana vissuta in castità, povertà, obbedienza.
Dante poeta del desiderio
Il buon Franco Nembrini nelle sue lezioni rilegge tutta l'opera dantesca alla luce del desiderio, che può essere definito come la pasta di cui è fatto l’uomo. Eppure, nessuna delle cose che egli cerca è in grado di soddisfarlo, poichè egli tende all'infinito.
De Lubac affermava: “L'uomo è stato fatto da Dio e per Dio. Il desiderio di felicità Dio l'ha messo nel cuore dell'uomo per attirarlo a se, perchè Egli solo lo può colmare.“
Conclusione
La Divina Commedia è un inno alla bellezza del percorso esistenziale che ogni uomo deve compiere. Come un novello cireneo, il poeta ci si fa moralmente compagno di strada verso il fine ultimo dell'esistenza, quell' amore che move il sole e le altre stelle.