Perchè dall'uomo fu tratta...

Nel testo della Creazione ciò che sorprende è che ne Dio, né l’uomo, ne la donna si pongono come entità sfumate; anzi, si presentano come tre evidenze che si confermano a vicenda. Il sesto giorno Dio crea l’uomo e gli animali, entrambi hanno l’istinto, l’uomo però ha la capacità di guardare verso l’alto, di andare oltre l’istinto ed essere uomo. Con la creazione dell'uomo c'è un passaggio fondamentale, da cosa buona a cosa molto buona.
​Dio, infinito, pone nella sua creatura finita, la sua immagine d'infinito, a sua immagine e somiglianza. C'è un mutamento d'identità che la Torah attribuisce ad Adamo quando diventa "nefesh haià", persona vivente. Questo solo dopo che nelle sue narici viene insufflato il vento, lo Spirito. Solo allora l’uomo diventa una persona. 

Farsi attraversare dal Vento
Si può essere un uomo e anche un vivente, e non essere una persona, secondo la Torah. Bisogna essere attraversati dal vento. Questa è anche la chiave dell’accoglienza:
quando scopro che l’altro non è soltanto un essere vivente ma è una persona, quando conosco l’alito che lo muove, i sogni che lo fanno vivere, solo in quel momento accolgo.
Dio soffia lo Spirito nell'uomo, modellandolo a sua immagine e somiglianza.
Adam (Adamàt: argilla) è completo in Dio. L' uomo fa il giro del creato impartendo nomi alle cose, e vede che non c'è nessuno come lui, è l'unico che porta il sigillo del Creatore.
A posteriori il testo suggerisce che Adamo non trovò un aiuto «di fronte a lui, contro di lui» ( Gen 2,18 ) nessuno a cui contrapporsi.

La compagna perfetta
La compagna ideale dell'uomo non è remissiva, lo pungola nella ricerca della pluralità.
«Non è bene che l'uomo sia solo», o meglio, la solitudine non è buona per l'uomo, e dalla completezza, lo rende incompleto​. Il Signore fa calare una nebbiolina su Adamo, facendolo addormentare, poi gli toglie una costola, creandogli una compagna.
«Non un osso della testa né uno del piede, perchè non gli sia superiore né inferiore, ma di pari grado». Da un meno trae un più. Ora l'immagine divina con la separazione dei sessi si riflette su entrambi, ed è soltanto nella loro unione che l'immagine di Dio sarà completa.
La Torah insegna che il Creatore fece cadere un torpore sull’uomo che si addormentò. La ghematria, il metodo di studio che si basa sul valore numerico di ogni lettera dell’alfabeto ebraico indica che la parola “torpore” e “traduzione” hanno lo stesso valore numerico. Possiamo quindi affermare che: la donna è la traduzione dell'uomo.
Tradurre vuol dire far convivere due significati antagonisti senza che entrino in guerra. Tradurre senza ledere. Il torpore rappresenta la possibilità di tradurre, di coesistere.
Nella fattispecie, la traduzione che sorge ha un nome, si chiama donna.
​D'ora in poi la sfida sarà quella di far coesistere questi due aspetti dell'essere umano:
l'uomo e la donna, con pari dignità. 

Perchè dall'uomo fu tratta
Al termine dell'operazione, i due esseri che devono coesistere sono diversi, con responsabilità diverse rispetto a quelle di prima. Il testo biblico lo sottolinea:
​la responsabilità si esprime attraverso la carenza. “Perchè dall'uomo fu tratta”.
L'essere che è donato lo è per la carenza, per la ritrosia di colui che dona. É attraverso una mutilazione che l'essere dona l'essere. Questo atto riproduce quello della Creazione.
Dio ha creato ritirandosi; più il divino si ritira, più posto rimane per la creatura.
Secondo le stesse modalità, per ritrosia di Adamo, per una mutilazione è stata creata la donna; che è si qualcosa in più, ma che deriva da un meno.